La letteratura scientifica recente evidenzia casi di silicosi in lavoratori professionalmente esposti a polvere di silice derivante dalla lavorazione di materiali conosciuti con vari nomi: “agglomerati artificiali in quarzo o in silice”, “marmi artificiali” o “pietre artificiali”, “pietre ingegnerizzate”, “marmi tecnici”, “agglomerati in quarzo-resina”.
A partire dal 2008 anche nelle provincie di Verona, Padova e Treviso sono stati segnalati casi di silicosi in lavoratori addetti sia alla produzione industriale che alla lavorazione (taglio, sagomatura, lucidatura e rifinitura) ed installazione dei marmi artificiali, in particolare nelle fasi di assemblaggio e montaggio.
Particolarmente a rischio sono le lavorazioni svolte in assenza o con scarso rispetto delle più comuni misure di sicurezza e prevenzione dal rischio di esposizione a polveri.
Non esiste invece in letteratura scientifica evidenza di rischio per gli utilizzatori finali dei prodotti.
Sono prodotti ad elevato contenuto di silice libera cristallina (circa il 70-90%) unita a resine polimeriche, ampiamente utilizzati per produrre i banconi dei bar e dei negozi, i piani di lavoro delle cucine, i rivestimenti di arredo per i bagni, etc. Questi materiali hanno conosciuto, soprattutto nell’ultimo decennio, un grande successo commerciale in quanto esteticamente molto belli e caratterizzati da un’elevata robustezza e resistenza sia agli urti che ai graffi, oltre che agli acidi e alle alte temperature. A fronte di un’ampia commercializzazione di questi prodotti, la loro lavorazione ed installazione vengono effettuate principalmente da parte di piccoli laboratori o lavoratori autonomi.
È una malattia polmonare di origine professionale causata dall’inalazione di polveri contenenti silice libera cristallina.
Nella produzione e nella lavorazione dei marmi “artificiali” è di fondamentale importanza l’adozione di adeguate misure di prevenzione del rischio da parte dei datori di lavoro.
In particolare si segnalano i sistemi a ciclo chiuso nella produzione delle lastre, i metodi di lavorazione ad umido nell’effettuazione di operazioni di taglio, lucidatura e finitura, l’utilizzo di sistemi di aspirazione localizzata delle polveri, il sistema di pulizia ambientale, l’individuazione e la gestione dei dispositivi di protezione individuale adeguati al livello di rischio da parte dei lavoratori esposti (facciali filtranti FFP3), il monitoraggio periodico dei livelli di inquinamento ambientale, nonché la sorveglianza sanitaria periodica degli addetti con accertamenti mirati al rischio (come ad esempio le prove di funzionalità respiratoria, la diffusione alveolo-capillare del CO e l’esame radiologico del torace secondo la classificazione ILO BIT).
Si invita a contattare l’ambulatorio di Medicina del Lavoro dello SPISAL dell’ULSS9 Scaligera di Verona ai seguenti recapiti:
La silicosi è una patologia polmonare, conseguente all’esposizione professionale a polveri di silice libera cristallina. La silicosi può progredire anche dopo la cessazione dell’esposizione alla silice. Può predisporre nel tempo all’insorgenza del tumore del polmone. Nuove esposizioni alla silice cristallina: dall’industria tessile ai marmi tecnici/artificiali. Schede dati di sicurezza e dispositivi di protezione individuale
Scarica [.pdf] 3,5 MbLa lavorazione dei materiali lapidei produce polveri dannose per la tua salute. Proteggi le vie respiratorie, utilizza i dispositivi di protezione individuale (DPI). Informazioni generali per la scelta e l'uso degli apparecchi di protezione delle vie respiratorie (APVR)
Scarica [.pdf] 0,9 Mbè stata in Italia una delle malattie professionali più gravose in termini di costi economici e sociali. Sebbene le condizioni lavorative siano migliorate nel corso degli ultimi decenni, l’esposizione alla silice cristallina costituisce ancora oggi argomento di vivo interesse.
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